Ma sentito parlare di Salad Jar? Letteralmente “insalata in barattolo”, una moda che ha prima conquistato gli USA, luogo di “freak solution” per eccellenza, per poi diventare un must anche da noi.
Il mondo food è da sempre un susseguirsi di innovazioni, una continua ricerca del nuovo e quando si parla di novità non ci limitiamo a parlare del cibo in senso stretto. Odori, sapori, consistenze, abbinamenti sono tutti topic coinvolti nella ricerca, ma non bisogna dimenticare che anche l’occhio vuole la sua parte e, si sa, spesso sono le cose semplici quelle che sorprendono.
L’insalata in barattolo, se vogliamo dirla tutta, non è una moda recentissima, ma ultimamente sta riprendendo prepotentemente piede, riscontrando nuovo e maggiore splendore. Ma effettivamente di cosa stiamo parlando?
Si tratta di insalate che, indifferentemente da ricetta e ingredienti, anziché essere assemblate e presentate in coppe o, nel caso di pranzo al sacco, in tupperware, viene stratificata all’interno di un barattolo in vetro.
Niente di eccezionale?
Effettivamente no, ma allo stesso tempo è una modalità che ha del geniale: l’utilizzo dei barattoli di vetro, oltre ad essere un’alternativa di gran lunga preferibile dal punto di vista ecologico ai classici contenitori di plastica, consente anche, grazie alla trasparenza, di godere la vista di tanti strati colorati che gratificano lo sguardo ancor prima del palato.
Senza dimenticare un ulteriore vantaggio: basta scuotere un po’ e la tua insalata diventa “bella” e condita in un colpo solo.
Le insalate in barattolo, diventano un gustoso, sano e “moderno” lunch box da portare con sé a lavoro, ma pratico anche per gite e pic-nic.
Vediamo una serie di regole auree per la preparazione di una “sald jar”. Prima di tutto il barattolo è solitamente alto e largo e, vien da sé, permette di creare dei veri e propri “livelli di composizione” senza compromettere consistenze e “cotture”.
Sul fondo va posto il condimento, così da poter condire contemporaneamente tutti gli ingredienti con “qualche scossa”. Solitamente il dressing è composto da 2/4 cucchiai di olio, limone e magari un cucchiaio di aceto, ma è consigliabile porre alla base qualsiasi tipo di salsa liquida o semi-liquida utilizzata.
Subito sopra ha il suo posto la componente croccante che, per le sue caratteristiche intrinseche, annulla la “cottura” degli ingredienti, soprattutto se l’insalata ricca viene mangiata molto dopo la sua preparazione.
Nei primi strati invece vanno gli ingredienti “Umami”, la marcia in più della nostra insalata. Esempio? Scaglie di parmigiano, legumi, salumi.
A metà barattolo pasta riso o cereali, però attenzione, tutti ben sgocciolati.
Sempre al centro vi è la frutta, che rappresenta la giusta componente acida, capace di “ripulire la bocca” e donare equilibrio.
In generale gli strati vanno pensati dal più al meno pesante e si continua a stratificare con la logica del peso fino ad arrivare alla cima, dove andranno le foglie.
E i mix possibili di ingredienti sono pressoché infiniti, con ricette che possono variare in base a gusti e stagionalità.
La pausa pranzo sta per iniziare… siete pronti a “scuotere”?
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